La meditazione
Le pratiche di meditazione sono antiche e molto disparate. Si fanno risalire a circa 5000 anni fa, quando si trovano le prime testimonianze all’interno dei Veda, gli antichi libri sacri indiani. Le forme di meditazione sono moltissime: si ritrovano nella tradizione cristiana, in quella ebraica, nel buddismo, nell’islam, nello yoga.
Più recentemente, in Occidente, ha trovato ampia diffusione una forma meditativa del buddismo zen (Zazen), chiamata Vipassana, e sulla base di essa sono stati codificati dei protocolli di lavoro dai quali il medico statunitense Jon Kabat-Zinn ha elaborato una tecnica conosciuta come Mindfulness.
GESTALT E MEDITAZIONE
Friz Perls, l’ideatore della Gestalt Theraphy, ebbe un forte interesse sia per i precetti del buddismo giapponese, anche noto come Zazen, sia nei confronti della pratica meditativa per lo sviluppo della consapevolezza. Negli anni del dopoguerra, le influenze del buddismo giapponese ebbero una grande ripercussione sulle correnti filosofiche umaniste che si diffusero a partire dagli Stati Uniti, come ad esempio il movimento New Age. Come scrivo in un altro articolo a proposito della Gestalt Therapy, anche Friz Perls si avvicinò con estremo interesse alle posizioni esistenziali espresse dal buddismo zen, in particolar modo ponendo l’attenzione sulla consapevolezza e sulla presenza mentale del “qui ed ora”. Claudio Naranjo, diretto allievo di Perls, ed attualmente uno dei massimi esponenti della Gestalt contemporanea, nel suo programma SAT, inserisce la pratica meditativa a due, la cosiddetta “meditazione in contatto”, come momento di fondamentale importanza per lo sviluppo della capacità di auto-conoscenza.
LA PRATICA MEDITATIVA
In molti sostengono che la meditazione, più che un’attività, sia uno stato mentale. Lo stato meditativo si raggiunge attraverso la pratica disciplinata. Vi sono diverse forme di meditazione, sia statiche che dinamiche, da soli, in gruppo, in silenzio, accompagnati dalla musica, o recitando dei mantra. Va da sé che parlare di meditazione come termine generale risulta piuttosto fuorviante.
Dalla meditazione viene un immenso silenzio; non il silenzio coltivato, non il silenzio tra due pensieri, tra due rumori, bensì un silenzio inimmaginabile. Il cervello diviene straordinariamente silenzioso, quando è impegnato in questo processo d’indagine; quando vi è silenzio, vi è una grande percezione. In questo silenzio vi è il vuoto, un vuoto che è la somma di tutta l’energia.
Krishnamurti
A mio parere, quello che accomuna queste forme diverse rimane la costante pratica dell’attenzione al qui ed ora. Qui ed ora significa momento presente, significa consapevolezza di quello che accade istante per istante, lasciando che i pensieri e le emozioni fluiscano. Una mente consapevole e presente a se stessa è una mente calma, in grado di generare pensieri calmi e positivi, al contrario, una mente agitata e non in contatto con il presente sarà abitata da pensieri turbolenti e negativi. Hai mai visto persone che di fronte ad un problema rimangono inspiegabilmente lucide e riescono a trovare una soluzione, e persone che, al contrario, anche in una circostanza apparentemente normale si mostrano ansiose e agitate? Ecco, l’esempio è proprio questo: due persone diverse affronteranno in modo differente situazioni anche molto simili, proprio perché è la loro mente ad essere diversa.
La mente è come l’acqua: quando è tranquilla si possono vedere i fondali, ma quando è turbata, non si può veder nulla.
Durante la pratica meditativa, è importante, quindi, allenare la mente a mantenere l’attenzione vigile e costante su quello che sta accadendo istante per istante. Il modo più semplice per allenarsi a questa attenzione è quello di concentrarsi sul respiro. Secondo Krishnamurti, un mistico che ha enormemente influenzato il pensiero occidentale, l’attenzione meditativa non dovrebbe essere indirizzata dalla volontà, ma dovrebbe essere lasciata liberamente scorrere. Se tu mantieni l’attenzione vigile e lucida, ma non la dirigi verso nulla in particolare, potrai osservare in breve tempo che il pensiero diventa fluido, inizia a scorrere come l’acqua di un ruscello. Molto spesso stiamo male perché ci accaniamo su alcune preoccupazioni, non le lasciamo mai andare, continuiamo ad arrovellarci, rimuginando senza sosta su questa o quella cosa che ci infastidisce. Se la tua mente è piena di questo rimuginio, allora non potrà essere tranquilla e tu non sarai sereno. Se invece la mente si abitua a non soffermarsi troppo, ad accogliere quello che arriva e a lasciarlo andare, allora sperimenterai uno stato di rilassatezza e una leggerezza nuova.
Meditare, per l’appunto, richiede molta disciplina e molti sono quelli che desistono prima ancora di riuscire a sperimentarne i benefici. In questo articolo approfondisco alcuni “Consigli su come meditare” che ti possono essere utili, ti parlerò della postura da tenere e di come respirare. Invece, se hai già provato a meditare, ma hai incontrato molte difficoltà, puoi leggere “Non riesco a meditare! Difficoltà che ostacolano la pratica”.