Monica Ottarda

Chi sono

Mi piace pensare che dentro di me abitino due anime: quella della mia regione natale, la metodica Lombardia, e quella della regione in cui vivo, la focosa Napoli. Sono due anime che per lungo tempo sono rimaste in contrapposizione, non è stato semplice integrare due aspetti tanto differenti, due pulsioni che sembrano divergenti. Probabilmente questo è stato il motore che mi ha spinto a migrare, a cercare altrove rispetto al luogo dove ero nata. Non solo a Napoli dove ora vivo, ma prima a Padova, dove ho studiato e vissuto per sette anni, poi per quasi un anno in Malawi, dove ho lavorato in una missione nella piccola cittadina di Balaka. Viaggiare mi ha consentito di conoscere, aprirmi, mescolare e rimescolare le certezze, ma soprattutto mi ha insegnato a saper stare con le incertezze, con quello che non è definito, quello che non si fa rinchiudere in categorie.

PENSA ALLA MENTE PER PENSARE AL CORPO

Psicoterapia

L’approccio che seguo è quello integrato della Gestalt e dell’Analisi Transazionale. Da anni mi occupo di trattamento del trauma e dei danni ad esso correlati, con una formazione specifica sul metodo EMDR per il trattamento di patologie o problemi conseguenti ad eventi traumatici, ma anche ad eventi emotivamente stressanti.

Meditazione

Le pratiche di meditazione sono antiche e molto disparate. Si fanno risalire a circa 5000 anni fa, quando si trovano le prime testimonianze all’interno dei Veda, gli antichi libri sacri indiani. Le forme di meditazione sono moltissime: si ritrovano nella tradizione cristiana, in quella ebraica, nel buddismo, nell’islam, nello yoga.

Psicoterapia
L’approccio che seguo è quello integrato della Gestalt e dell’Analisi Transazionale. Da anni mi occupo di trattamento del trauma e dei danni ad esso correlati, con una formazione specifica sul metodo EMDR per il trattamento di patologie o problemi conseguenti ad eventi traumatici, ma anche ad eventi emotivamente stressanti.
Meditazione
Le pratiche di meditazione sono antiche e molto disparate. Si fanno risalire a circa 5000 anni fa, quando si trovano le prime testimonianze all’interno dei Veda, gli antichi libri sacri indiani.

Psicoterapia online

Servizio via skype

Il servizio di psicoterapia via Skype è pensato per tutte quelle persone che non vogliono e/o non possono recarsi di persona presso uno studio di psicoterapia.
Tale alternativa, sempre più utilizzata dai professionisti del settore, ha mostrato negli anni risultati assimilabili agli interventi tradizionali vis-a-vis.

La letteratura scientifica (Griffiths et al., 2004; Barak et al., 2008) mostra come servizi di consulenza psicologica o psicoterapia online non solo facilitino la spontaneità (Day & Schneider, 2002), ma risultino efficaci nella promozione del benessere psicologico (Manicavasagar et al., 2014), nella gestione dei momenti di transizione e portino ad un miglioramento psico-emotivo dell’utente (Mallen et al., 2005).

I vantaggi di una psicoterapia on-line sono diversi:

  • il ridotto tempo che intercorre tra la prenotazione e l’erogazione del servizio;
  • la maggior convenienza sia economica che organizzativa rispetto all’appuntamento in studio;
  • la maggior flessibilità degli orari;
  • i minori livelli di ansia rispetto agli appuntamenti in studio (e questo può anche costituire, quindi, un buon avvicinamento al contatto di persona).
La psicologa

risponde

Ecco alcune delle più frequenti domande che vengono poste ad uno psicologo/psicoterapeuta

Cos’è una psicoterapia?

Una psicoterapia è un percorso di crescita personale, e rappresenta un momento che la persona dedica a sé stessa, per cercare delle risposte a domande che non fanno stare sereni, o per risolvere forti conflitti interiori derivanti da situazioni stressanti o da relazioni instabili. In terapia si può lavorare insieme al terapeuta sia su un momento presente che sta mettendo in difficoltà la persona, sia su episodi o periodi passati i cui ricordi continuano a disturbare.

Chi va dallo psicologo?

Le persone che cercano un consulto hanno caratteristiche e vissuti tra i più eterogenei: uomini, donne, genitori per i propri figli, aziende, enti pubblici o privati, scuole. Quello che è importante è sfatare il mito che chi va dallo psicologo è “il pazzo” della famiglia, della scuola, della zona. Intraprendere un percorso di psicoterapia richiede innanzitutto il riconoscimento di un disagio e la consapevolezza di un bisogno, ossia la consapevolezza che c’è qualcosa che richiede attenzione, cura, tempo ed impegno. Solitamente sono persone che stanno attraversando una fase della vita particolarmente stressante, che influisce in maniera negativa sull’umore e sulle relazioni con gli altri.

Purtroppo è ancora molto forte la paura di essere etichettati come “malati”, e questo pregiudizio, sebbene si stia riducendo negli anni, ha generato il fatto che molte persone, pur potendo beneficiare dell’aiuto della terapia, per la sola paura di esporsi, non lo abbiano fatto.
Il disagio emotivo è un po’ come il raffreddore, una cosa da niente, ma se lo trascuri rischi che si trasformi in polmonite. Mi raccomando, non fare come loro!

La depressione e l’ansia si curano solo con i farmaci?

Assolutamente no!
Il farmaco può servire in caso di bisogno, quando i livelli di alcuni neurotrasmettitori (serotonina e dopamina in primis) calano in maniera tale da intaccare anche le funzioni più elementari della nostra vita, ma nessun farmaco è risolutivo: innanzitutto perchè la terapia farmacologica, pur essendo utile in alcuni casi, tuttavia non è sufficiente, perché il corpo si abitua alle medicine e sono necessarie dosi sempre maggiori per sortire gli stessi effetti; ma soprattutto, il farmaco cura il sintomo, e non la causa, che solitamente risiede in una serie di pensieri negativi che portano a sentimenti negativi, creando un circolo vizioso che si autoalimenta. La psicoterapia serve proprio a rompere questo circolo vizioso.

A cosa serve la psicoterapia? Io mi psicoanalizzo da solo...

Assolutamente vero!!

Ognuno di noi ha delle capacità innate di auto-osservazione e di auto-guarigione, ed è perciò che godiamo, in genere, di uno stato di benessere psicologico! Ma ci sono alcuni momenti della vita in cui questo non basta, in cui ti accorgi che non riesci a trovare le risposte giuste e questo non ti rende sereno. Sei più nervoso, irascibile, o più triste e svogliato. Oppure perdi l’interesse per le cose che un tempo ti piacevano tanto. Può essere che ti è capitato di avere dolori in tutto il corpo, hai fatto diverse visite ed i medici continuano a dirti che è lo stress. In questi casi, anche se sicuramente tu hai risorse notevoli che ti hanno consentito di affrontare molte sfide nel corso della vita, può essere utile consultare un professionista. Perché in due si fa meno fatica e si fa prima, e poi è anche più piacevole.

Parlare dei miei problemi mi farà stare più male?

Aprirsi fa uscire il dolore, è vero, ma è altrettanto vero che le parole non dette rimangono ad appesantire il cuore, e marciscono inutilizzate.

Ma è altrettanto vero che l’unico modo per elaborare e superare il dolore e il disagio è quello affrontarlo, e l’aiuto di un professionista può rivelarsi fondamentale.

Infatti, parlare dei propri problemi con un professionista aiuta a liberare la mente dai pensieri ripetitivi, quelli che gridano nella testa di giorno e di notte e che non lasciano riposare la mente. Una mente piena di pensieri non è lucida, non riesce a vedere le strade alternative, si irrigidisce e si crede senza via d’uscita. Questa sensazione, che le cose siano immutabili e che non si possa cambiare rotta, è quello che ti farà stare ancora più male.

Quando so che è arrivato il momento di chiedere un consulto ad un professionista?

Basta osservarsi con attenzione e con onestà. Se non ti senti sereno come prima, se ci sono pensieri che non ti lasciano dormire, se ti arrabbi sempre, anche quando non ce ne sia un motivo, se hai perso l’appetito, o al contrario non riesci a smettere di mangiare. Se sei preda di momenti in cui ti senti molto agitato, il respiro è corto, il cuore palpita e hai paura che possa succedere qualcosa di grave. Se è un momento della tua vita in cui stanno succedendo troppe cose e non riesci più a gestirle, vai in confusione, ti senti sopraffatto. Questi possono essere alcuni casi in cui è bene affidarsi ad un professionista.

O ancora nel caso in cui la coppia stia attraversando un periodo difficile, o magari è tuo figlio o tua figlia ad attraversarlo. In questi casi non esitare a chiedere una consulenza, ne va del tuo benessere e di coloro che ti stanno attorno.

La psicoterapia dura molti anni?

Dipende dal tipo di percorso che una persona vuole fare. Ci sono percorsi brevi, centrati su un problema specifico, ad esempio l’elaborazione di un lutto. Tuttavia il percorso di terapia deve tenere in considerazione che i ritmi del cambiamento sono lenti. È un po’ come se nella nostra persona ci fossero due motori: uno è nella mente ed è veloce come quello di una Ferrari, l’altro è nel cuore, ed è più lento, come quello di una Cinquecento; ma, in entrambi i casi, è giusto che ogni motore vada alla velocità che gli si addice.

Quando i due motori soffrono, o uno dei due presenta qualche “disfunzione”, tutto il corpo ne risente e soffre. Quando magicamente trovano il modo di ritornare ai propri ritmi, allora noi sperimentiamo la calma, perché ritroviamo la nostra integrità. La psicoterapia deve assecondare i tempi del cuore, se vogliamo che i suoi effetti siano duraturi.

Cos’è il trauma?

Si sente molto spesso parlare di trauma, ma che cosa significa esattamente?
Un trauma è un evento che accade e che implica una situazione di pericolo per l’incolumità della persona o di qualcuno dei suoi cari. Una situazione traumatica implica che la persona che la subisca non possa reagire, quindi vi è un vissuto molto angosciante di impotenza.
Eccoti una lista di eventi traumatici, ma sono solo alcuni esempi:
– Una malattia grave: la diagnosi di un tumore, ad esempio, o di una malattia infettiva;
– Un lutto di un parente o di una persona a noi cara;
– Un’aggressione fisica;
– Una rapina;
– Subire minacce di morte;
– Un incidente stradale;
– Aver assistito alla morte di qualcuno;
– Aver subito una violenza sessuale;
– Aver subito una violenza domestica;
– Il bullismo;
– Calamità naturali come un terremoto o un’alluvione;
– Abusi infantili;
– Violenza assistita (aver assistito a liti violente tra i genitori).
Come ti dicevo, questi sono solo alcuni esempi, la lista comprende qualsiasi situazione in cui tu ti possa essere trovato ed aver sentito che eri in pericolo, o che uno dei tuoi cari era in pericolo, situazione che ha generato ansia e stress.
Cosa succede in questi casi? Noi siamo prima di tutto animali: in una situazione di grave emergenza, si attiva un sistema antico di reazione, quello più istintivo; possiamo dire che di fronte ad una minaccia il nostro istinto si attiva fisiologicamente in una modalità “figh-or-fly” (W. Bradford Cannon), ossia di attacco o fuga. Il tuo cervello, in modo molto immediato e automatico, ossia indipendentemente dalla nostra volontà, valuta se sei in grado di rispondere alla minaccia con la forza, oppure se è meglio che scappi. Ma cosa succede quando non è possibile né la fuga né la lotta? In questo caso diciamo che il nostro cervello va in tilt, almeno la parte istintiva.
Noi abbiamo, secondo la teoria di Mc Lean, tre cervelli molto ben definiti, dove alloggiano tre modalità di pensiero distinte: rettiliano (istinto), mammifero (sentimenti), e neocorteccia (ragionamento). Se davanti ad un evento dannoso non puoi scappare o difenderti, significa che dovrai elaborare una strategia di reazione complessa, ed ecco che entra in gioco la parte più evoluta del tuo cervello, la neocorteccia, sede del ragionamento logico. Ma, mentre il sistema di allarme è certamente più forte della neocorteccia e si attiva immediatamente, la neocorteccia richiede più tempo. Un ragionamento complesso ha bisogno che tu valuti la situazione, le varie componenti, ti faccia delle ipotesi su come potresti reagire, ti immagini quali potrebbero essere le conseguenze, e poi devi operare una scelta tra le varie soluzioni che hai creato. Ovviamente questo richiede tempo… ed una certa calma! Il problema è che se tu sei entrato in allarme, sicuramente non avrai l’impressione di avere del tempo e certamente la mente non sarà calma. In questo caso, la tua mente non riesce a focalizzarsi su quello che sta succedendo, perchè l’emozione di paura o ansia ha preso il sopravvento. Quindi il cervello si deve difendere: attiva allora dei meccanismi automatici che ti consentono di non soccombere alla paura eccessiva, come ad esempio il perdere coscienza, oppure il dimenticare gli eventi spiacevoli, oppure ancora ti fa ricordare l’evento, ma nasconde in un posto remoto l’emozione negativa ad esso associata.
Facciamo un esempio: nel caso di un incidente stradale capita spesso che le persone dicano di non ricordare che cosa è accaduto durante lo scontro. Spesso si ricordano cosa è avvenuto prima, cosa è avvenuto nei giorni successivi, ma non ricordano lo scontro. Questo è un meccanismo di difesa chiamato rimozione: il cervello ha semplicemente rimosso il ricordo spiacevole, lo ha accantonato, così che non possa più provocare danni. Tutto risolto, dirai tu. Purtroppo non è così facile: un ricordo rimosso è solo un ricordo doloroso nascosto. È nascosto, ma continua a fare male, anche dopo molti anni. Può essere allora che la persona, alcuni anni dopo, all’improvviso sviluppi la paura di prendere l’ascensore. Questa paura, inizialmente molto leggera, diventa, col passare del tempo, sempre più intensa, fino a che la persona non prende più l’ascensore, ma poi peggiora ancora, perché anche la metropolitana diventa un problema, e tutti i luoghi chiusi cominciano a fare paura. Questo caso di claustrofobia è in realtà molto comune. Così come è molto comune non riuscire a individuare la causa del problema. Poiché è frequente, per quanto sembri impossibile, che la persona ad un certo punto abbia persino dimenticato di aver avuto quell’incidente, o ha dimenticato quanto fosse stato grave per lei, ricorda l’accaduto, ma lo minimizza come una cosa da poco. Così funziona il nostro cervello rettiliano.
Ma allora non c’è niente da fare? Non è così: innanzitutto non tutti gli eventi dannosi provocano una patologia. Noi abbiamo una innata capacità di affrontare anche i fatti più avversi della vita, e tale capacità prende il nome di resilienza. Secondo: anche qualora uno o più ricordi traumatici ti provochino disturbo è possibile ricorrere alla psicoterapia, attualmente uno dei metodi più riconosciuti è proprio EMDR.

Meditazione

Le pratiche di meditazione sono antiche e molto disparate. Si fanno risalire a circa 5000 anni fa, quando si trovano le prime testimonianze all’interno dei Veda, gli antichi libri sacri indiani. Le forme di meditazione sono moltissime: si ritrovano nella tradizione cristiana, in quella ebraica, nel buddismo, nell’islam, nello yoga.

Più recentemente, in Occidente, ha trovato ampia diffusione una forma meditativa del buddismo zen (Zazen), chiamata Vipassana, e sulla base di essa sono stati codificati dei protocolli di lavoro dai quali il medico statunitense Jon Kabat-Zinn una tecnica conosciuta come Mindfulness.

MEDITAZIONE E MUSICA
MEDITAZIONE E MUSICA

In questa sezione approfondiremo lo stretto legame tra musica e meditazione.

NON RIESCO A MEDITARE!
NON RIESCO A MEDITARE!

Difficoltà che ostacolano la pratica nella meditazione.