Come scegliere uno psicoterapeuta
Da un punto di vista prettamente didattico, una persona diventa psicoterapeuta frequentando una scuola di psicoterapia riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca, in seguito al conseguimento di una laurea magistrale in psicologia o in medicina e chirurgia.
Il terapeuta è costantemente alla ricerca di modi per essere in contatto con il “come” degli eventi che si verificano nel presente
F. Perls
Al di là delle informazioni “curricolari”, possiamo dire che in terapia si lavorerà sul come la persona gestisce la propria vita, aiutandola a diventare consapevole, cioè a vedere cose che non riesce a comprendere da sola. Ad esempio: spesso sappiamo esattamente cosa ci fa stare male, ma non sappiamo come fare a stare meglio, abbiamo provato di tutto, ma la situazione non cambia. Un terapeuta avrà il compito di aiutarti a cercare e a vedere le strade che ancora non hai provato. E fidati: ce ne sono sempre tantissime!
Come fare a scegliere un terapeuta bravo, preparato, e che possa fare al nostro caso?
Potremmo parlare di questo all’infinito, ma, per amor della sintesi, eccoti di seguito 7 caratteristiche su cui puoi basare la tua scelta:
- Un bravo psicoterapeuta deve essere una persona che si è già sottoposta ad una psicoterapia personale: deve essere qualcuno che sa cosa significa fare un lavoro complesso su di sé.
- È una persona preparata, che segue metodi scientificamente studiati e approvati per aiutarti a cambiare il tuo comportamento e le tue abitudini, a favore di uno stile di vita più sano, più efficace e in definitiva più sereno. Informati pertanto sull’approccio e sul livello di preparazione del professionista che scegli.
- Avendo scelto di lavorare nell’ambito delle relazioni di aiuto, dovrà mostrare un rispetto sincero e genuino verso il prossimo. Voi vi dovete sentire ascoltati e a vostro agio durante le sedute: la sensazione è quella di sentirsi finalmente accolti. Anche se il terapeuta dovesse dire delle cose che sono difficili da sentire, lo farà senza giudizio, con sincerità e trasparenza, ma senza attribuire un giudizio di valore. Vi farà capire che la cosa che fate è sbagliata, non che voi siete sbagliati. Alla base di ciò, vi sarà una grande capacità di ascolto. E in fondo, cosa significa ascoltare?
Ascoltare vuol dire capire quello che l’altro non dice.
Carl Rogers - È una persona che, probabilmente, sarà determinante nel prosieguo della vostra vita, grazie a lui potrete intraprendere delle strade che mai avreste pensato di poter percorrere prima, ma ricordate sempre che egli non sarà e non dovrà mai porsi, nei vostri confronti, né come amico, né come guru, al contrario, sarà piuttosto un alleato, un compagno di viaggio.
- Una relazione terapeutica funziona se si sviluppa stima reciproca, rispetto, ma anche se ci sono sentimenti di affetto. È vero che il terapeuta ascolta le persone per professione, ma è anche vero che non c’è terapia che funzioni senza che si sia sviluppato da entrambe le parti un sincero attaccamento affettivo. Abilità e responsabilità del terapeuta consisteranno proprio nel tessere un legame affettivo, senza annullare le dovute distanze.
- Stabilirà in maniera chiara e definita le regole del rapporto terapeutico: il tariffario, il metodo di pagamento, la durata delle sedute, la frequenza, le regole in caso si saltino o si spostino gli appuntamenti, il consenso informato, la confidenzialità. Tutto quello che viene detto durante una seduta è strettamente coperto dal segreto professionale, e senza la vostra specifica autorizzazione il terapeuta non potrà rivelare a nessuno il contenuto delle sedute.
- Effettuate un “contratto terapeutico” verificabile: stabilite con il terapeuta degli obiettivi verificabili e concreti. Devono essere obiettivi realizzabili, cioè niente aspettative magiche di guarigioni miracolose! E sarà del tutto lecito aspettarsi che alcuni disagi o sintomi si allevino o scompaiano con i tempi ragionevoli. Questa sarà la vostra cartina tornasole sul buon esito della terapia. Se notate che niente succede, allora forse è il caso di valutare se cambiare terapeuta, o se modificare il tipo di trattamento.
- Farà tesoro dei propri errori: fuori dalla stanza della psicoterapia, ogni terapeuta è una persona che ha una vita privata, e come tutti, sia nella vita privata che in quella professionale, avrà commesso uno o più errori. “Errare humanum est”, dicevano i latini, ma aggiungevano “Perseverare autem diabolicum”: tutti possiamo sbagliare, anche i terapeuti, ma sarà una vera fortuna trovarne uno che riesce ad ammettere uno o più errori, esistenziali o professionali, e a far tesoro di quella esperienza, al fine di non incorrere nella stessa situazione. Come egli opera con sé stesso, allo stesso modo saprà operare con i pazienti.
È mio desiderio chiudere questo articolo con le parole di Alice Miller, famosa psicoterapeuta polacca che ha apportato numerosi contributi a questo settore:
Non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né cancellare i danni che ci furono inflitti nell’infanzia. Possiamo però cambiare noi stessi, ”riparare i guasti”, riacquisire la nostra integrità̀ perduta. Possiamo far questo nel momento in cui decidiamo di osservare più̀ da vicino le conoscenze che riguardano gli eventi passati e che sono memorizzate nel nostro corpo, per accostarle alla nostra coscienza. Si tratta indubbiamente di una strada impervia, ma è l’unica che ci dia la possibilità̀ di abbandonare infine la prigione invisibile – e tuttavia così crudele – dell’infanzia e di trasformarci, da vittime inconsapevoli del passato, in individui responsabili che conoscono la propria storia e hanno imparato a convivere con essa.